Il corpo di un atleta si sottopone costantemente a continui sforzi e sollecitazioni. Se si sceglie di intraprendere una certa strada verso l’attitudine allo sport, i rischi sono ben calcolati a livello fisico e di sollecitazione dell’articolazione.
Alcuni sport rendono la vita degli sportivi molto più dura e stressante sul piano squisitamente atletico e muscolare, per questo motivo si ricorre spesso e volentieri all’aiuto e al contributo, allo stesso tempo, di medici e chirurghi.
Arrivano momenti della propria carriera in cui bisogna fare i conti con la realtà e arrivare addirittura ad inserire una protesi al ginocchio, tanto per dire. Un’operazione non tanto inusuale, spesso necessaria per riprendere la normale funzionalità in tempi relativamente brevi. Ne parliamo con il dott. Michele Massaro, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia protesica di ginocchio miniinvasiva
Protesi al ginocchio, quando serve – La protesi al ginocchio entra in gioco nel momento in cui il ginocchio stesso risulta essere particolarmente danneggiato nelle sue articolazioni e risulta difficile anche compiere i movimenti più consueti della vita quotidiana. Ad esempio, si riscontra particolare difficoltà anche semplicemente a camminare o, in casi più estremi, a compiere un passo.
Ecco perché in questi casi una protesi al ginocchio appare l’unica soluzione praticabile, possibile. Così ne beneficeranno tutte le parti ossee ed il resto del corpo. Si elimina il dolore e le deformità presenti nella gamba.
La protesi al ginocchio essenziale per uno sportivo – Chi pratica sport è il profilo perfetto per il chirurgo nell’ambito di un’applicazione di questo tipo. Un rivestimento metallico che ridefinisce l’articolazione malandata e ne ripristina l’integrità sul piano fisico.
È molto facile per chi fa sport incappare in infortuni traumatici e muscolari che possono compromette l’attività sportiva e la protesi al ginocchio calza a pennello da questo punto di vista.
Bisogna tenere presente che aspettare troppo tempo prima di sottoporsi a questo tipo di intervento chirurgico può risultare controproducente. Si produce, infatti, l’effetto di usurare ancora di più una cartilagine già compromessa di per sé e in quel caso si rende non prorogabile una protesi che possa rimodellare l’osso del ginocchio e i legamenti.
L’evoluzione storica e pratica della protesi al ginocchio ha permesso a molti pazienti di evitare la flessione non corretta di esso nella fase post-operatoria, a prescindere dalle differenze di genere tra uomo e donna. Anche se su questo punto ci sarebbe da dibattere in quanto esistono strutture ossee definite, specifiche e differenti tra uomo e donna, che possono facilmente variare.
Struttura protesi al ginocchio, com’è fatta – Una protesi al ginocchio si definisce attraverso la conformazione di leghe metalliche in titanio che rafforzano la stabilità del ginocchio stesso. Non sono mancati i fallimenti chirurgici nel corso del tempo legati all’applicazione di materiali ad elevata resistenza, ma di consistenza diversa e poco funzionale ai fini di certe operazioni.
L’approccio tecnico di una protesi da immettere richiede una preparazione specifica abbinata ad un risultato soddisfacente per il buon esito. Essenziale il bilanciamento delle ossa al fine di garantire la stabilità dei legamenti e una equilibratura corretta del ginocchio durante la camminata o l’attività sportiva.
Le conseguenze di una protesi sbagliata – Applicare una protesi al ginocchio sbagliata o non delineata per quel tipo di operazione può portare dritti a fattori di rischio come osteoporosi, obesità e tutto ciò che debilita la funzione motoria. Talvolta è lo stesso utilizzo eccessivo della protesi in ambito sportivo a provocarne un sovraccarico e a compromettere il lavoro eseguito in precedenza.
Alla fase successiva all’operazione si accompagna di frequente un dolore minimo, soprattutto dopo alcuni mesi. I tempi di recupero da questo punto di vista variano a seconda del grado di “sopportazione” del paziente.
Negli anni la chirurgia ha fatto progressi sotto questo profilo e consentito di pianificare con maggiore certezza e prospettive le soglie di recupero e di riabilitazione di un paziente. Il supporto robotico, in particolare, si dimostra essere un valido aiuto per la ricostruzione e compattazione degli strumenti da applicare.
Durata media di una protesi – In genere una buona protesi al ginocchio dura più di 20 anni se impiantata nel modo corretto, oltre che utilizzata nel modo corretto. In determinati casi può durare anche più di 25 anni. Una volta che la protesi risulta essere usurata, si deve provvedere alla sua sostituzione.
A seconda dei casi può essere più semplice o più complesso ricorrere alla sostituzione di una protesi, ma l’obiettivo primario deve essere sempre quello di salvaguardare la mobilità ossea.
Possibile sostituire anche solo una parte dell’articolazione e non completamente se è usurata in maniera irreversibile. Esiste una piccola percentuale di pazienti che rigettano la protesi impiantata perché magari risultano affetti da intolleranze o allergie particolari ai materiali. Per questo motivo si fanno dei test prima di incorrere nell’intervento proprio per prevenire questo tipo di eventualità.
Altri rischi derivanti dall’impianto di una protesi sono correlati a sanguinamento, infezioni, trombosi venosa. In questi casi sopraggiungono terapie chirurgiche e antibiotiche mini-invasive, oltre ad attività di screening totale del paziente.
La conoscenza delle tecniche chirurgiche e una valutazione complessiva del paziente incidono non poco nel lavoro del chirurgo e nell’esisto dell’operazione stessa. Più lo si conosce, maggiore sarà la garanzia di successo dell’operazione.
In definitiva, si può affermare con certezza che la protesi al ginocchio consente in qualsiasi caso di praticare sport più disparati, anche quelli considerati più impegnativi sul piano atletico come il tennis e la corsa.
Calcio, nuoto, ciclismo, trekking e altri sport che richiedono uno sforzo fisico maggiore possono essere presi in considerazione, ma va tenuto conto del fatto che l’usura della protesi può essere molto più precoce di quanto si creda. A 2 mesi successivi all’intervento si può pensare di poter riprendere un qualsiasi movimento di natura sportiva.
Alla fine la scelta spetta sempre all’utente finale, ma sarebbe altamente sconsigliabile praticare certi sport dove l’accelerazione dell’usura è particolarmente rapida nel tempo. Si possono praticare, ma con tutte le moderazioni e i controlli del caso per non finire nuovamente nell’occhio dell’intervento chirurgico.
La protesi al ginocchio è un’ottima compagna di vita di per sé, ma va anch’ella salvaguardata e mantenuta ad uno stato di massima integrità, altrimenti diverrà ancora più difficile praticare nuovamente sport, ma riprendere le normali azioni della vita quotidiana.